Protesi Spalla

Protesi della spalla

La protesi di spalla è un intervento meno comune rispetto alla protesi d’anca o di ginocchio, ma altrettanto efficace nel ridurre il dolore e ristabilire una funzione adeguata (entro certi limiti) all’articolazione. L’intervento va preso in considerazione quando altri trattamenti, come l’assunzione di farmaci, la fisioterapia, le eventuali infiltrazioni e la diminuzione dell’attività (riposo) non sono efficaci nel ridurre il dolore. Riassumiamo di seguito alcuni semplici concetti, che illustrano il funzionamento della protesi.

Descrizione dell’intervento

Nella protesi di spalla le parti danneggiate sono rimosse e sostituite da componenti artificiali, chiamate appunto protesi. Possono essere sostituite soltanto la testa dell’omero (sfera) o anche la glenoide (cavità).

Pazienti candidati alla protesi di spalla

Sono persone che presentano:
- dolore severo, che interferisce con le attività di ogni giorno (prendere un oggetto dallo scaffale, vestirsi, pettinarsi, lavarsi, etc)
- dolore tale da impedire il riposo notturno
- perdita di movimento o debolezza della spalla
- fallimento degli altri trattamenti (antinfiammatori, infiltrazioni, fisioterapia)

Anatomia

La spalla è formata da tre ossa: l’omero, la scapola e la clavicola. L’articolazione della spalla può essere considerata (analogamente a quella dell’anca) una sfera dentro una cavità: la sfera, costituita dalla testa dell’omero, ruota e si appoggia dentro una cavità (molto svasata) della scapola, denominata glenoide. I muscoli e i tendini che circondano la spalla danno stabilità e supporto all’articolazione, consentendone il movimento: la spalla è l’articolazione più mobile del corpo umano.

Scelte delle protesi

Protesi totale di spalla
La tipica protesi di spalla consiste in una sfera metallica perfettamente liscia, attaccata a uno stelo di metallo, che si articola su una cavità di plastica. Queste componenti vengono prodotte in diverse taglie, che corrispondono il più possibile alla spalla del paziente. Esse possono essere fissate con cemento oppure innestate a pressione dentro l’osso. La scelta varia a seconda del tipo di protesi e della qualità dell’osso del paziente. I pazienti con artrosi di spalla e cuffia dei rotatori intatta sono generalmente buoni candidati per una protesi convenzionale di spalla.

Emiartroprotesi
In alcuni casi il chirurgo può decidere di sostituire soltanto la testa omerale: la procedura si chiama emiartroprotesi (“metà protesi”). Alcuni chirurghi consigliano questo tipo di impianto in caso di:
- frattura
- artrosi che coinvolge soltanto la testa omerale
- scarsa qualità dell’osso della glenoide
- cuffia dei rotatori gravemente danneggiata (in alternativa alla protesi inversa)
A volte la decisione di sostituire una o entrambe le componenti viene presa in sala operatoria durante l’intervento.

Protesi di rivestimento
Consiste nel sostituire soltanto la superficie della testa omerale con una sorta di cupola, priva di stelo. Il vantaggio risiede nel risparmio dell’osso da resecare, in alternativa alla protesi omerale standard con stelo. Questo tipo di protesi può essere preso in considerazione se:
- la glenoide è ancora intatta
- non sussistono fratture recenti della testa omerale
- si desidera preservare il più possibile l’osso omerale
E’ un impianto particolarmente vantaggioso nei pazienti giovani ed è più semplice convertirlo in una protesi totale, se necessario, in un tempo successivo.

Protesi Inversa
Si utilizza nei seguenti casi:
- cuffia dei rotatori completamente rotta e non riparabile, con grave perdita di forza dell’arto
- artrosi da rottura di cuffia
- sostituzione di protesi di spalla fallita
In questi pazienti, l’uso di una protesi convenzionale potrebbe non essere sufficiente.
Nella protesi inversa la cavità e la sfera sono invertite: la sfera è posizionata sulla scapola, mentre la cavità è innestata sull’omero: questo artificio meccanico permette di usare il muscolo deltoide (ancora integro) al posto della cuffia dei rotatori (rotta) per sollevare il braccio.

Complicazioni

Rischi e complicazioni possono riguardare il momento dell’intervento o i tempi successivi, anche a distanza di anni. La maggior parte delle complicazioni possono essere trattate con successo. Elenchiamo di seguito le più importanti.

Frattura intraoperatoria (1,5-3% dei casi)
Le manovre necessarie all’esposizione della testa omerale e della glenoide, nonchè la preparazione dell’osso e l’introduzione della protesi possono causare una frattura. Il rischio di frattura è maggiore in pazienti con osteoporosi (fragilità ossea). Alcune fratture non necessitano di trattamento, altre vanno riparate durante l’intervento con placche, viti o cerchiaggi metallici. In questi casi può essere necessario modificare il programma riabilitativo dopo l’intervento.

Infezione (<1% dei casi)
L’infezione può complicare qualsiasi intervento chirurgico.
Nella protesi di spalla l’incidenza di infezione è inferiore a 1%. L’infezione può interessare la ferita oppure verificarsi in profondità attorno alla protesi. Può presentarsi durante il ricovero o dopo la dimissione. Può verificarsi anche a distanza di anni.
Le infezioni minori, superficiali, possono essere curate con antibiotici, mentre infezioni gravi o profonde possono richiedere un intervento chirurgico di pulizia o anche la rimozione stessa della protesi.
Qualsiasi infezione nell’organismo del paziente può diffondersi alla protesi.

Problemi meccanici (4% dei casi)
Nonostante i progressi tecnologici e chirurgici continuino ad avanzare, le protesi possono usurarsi e le componenti staccarsi dall’osso. Le componenti di una protesi di spalla possono inoltre dislocarsi (lussazione). L’usura, il distacco e la lussazione della protesi possono richiedere un nuovo intervento (revisione della protesi).

Lesione dei nervi (<1% dei casi)
I nervi che decorrono vicino alla spalla possono venire danneggiati durante l’intervento, benchè questa eventualità non sia frequente. Queste lesioni spesso migliorano spontaneamente con il passare del tempo e i nervi possono riprendere a funzionare normalmente.

Rigidità Dopo qualsiasi intervento alla spalla l’articolazione inevitabilmente diventa rigida. Scopo della fisioterapia è vincere la rigidità post operatoria. A volte il tessuto riparativo cicatriziale si forma in misura eccessiva (“aderenze”), limitando il movimento. Questo può avvenire indipendentemente dalla tecnica chirurgica e si risolve spesso prolungando la fisioterapia. In alcuni casi è necessario intervenire chirurgicamente per eliminare le aderenze o modificare l’impianto.

Rottura della cuffia dei rotatori (1,3% dei casi)
Questa complicazione non riguarda ovviamente la protesi inversa, nella quale la cuffia dei rotatori è, per definizione, non funzionante. In caso di rottura della cuffia ci si comporta come nel paziente non protesizzato, riparando le lesioni che non rispondono al trattamento conservativo.


Protesi totale


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